Memoriale Savino Giordano

Lungo la cresta Est del Monte Pesora, all'incirca a metà strada tra la manichetta del vento che segna la cima e l'uscita in cresta del sentiero che risale dalla Val Pesora, è stata posta una targa commemorativa per Savino Giordano, fatalmente colpito da un fulmine Domenica 22 Aprile 2012 mentre percorreva quel tratto.

Quella domenica mattina anche io ero sul Cornizzolo, insieme ad un amico risalivo al Rifugio SEC Maria Consigliere per partecipare al CornizzoloDay, una manifestazione che si svolgeva quasi tutti gli anni per sensibilizzare alla tutela del Cornizzolo dall'espansione delle Cave. Era una giornata primaverile di pioggia in cui l'acqua scendeva a secchi e la nebbia avvolgeva quasi ogni cosa. Se non fossi stato parte del Coordinamento a tutela del Cornizzolo quel giorno me ne sarei rimasto in branda, tuttavia nonostante la pioggia intensa non c'era aria di temporale. Verso le dieci ero sul sentiero nel bosco sotto l'Alpe Fusi, avevo scelto di passare tra le piante cercando invano riparto dalla pioggia tra i rami. All'improvviso una botta terribile: in tutto il giorno quello è stato il solo ed unico tuono che ho sentito. Giunto al rifugio, parlando con gli amici del Soccorso Alpino, ho saputo che quell'unico fulmine aveva colpito mortalmente un'escursionista sulla cresta. Nel giro di un ora, prima di mezzo giorno, il cielo si è rasserenato lasciando spazio al sole: una situazione che rendeva ancora più surreale e disorientante l'incidente. L'escursionista colpito si chiamava Savino Giordano, era di Valbrona, aveva 53 anni, era sposato e padre di tre figli. Il mio pensiero lo ricorda ogni volta che sulle creste del Cornizzolo, ma anche del San Primo o del Palanzone, sento l'avvicinarsi di piogge estive. Purtroppo la posizione dei monti del Triangolo Lariano, stretto tra il lago, le montagne del nord e la grande piana del sud, rende particolarmente importante il pericolo dei fulmini. Pericolo che, come in questo caso, può essere rappresentato da un'unica e solitaria saetta, che non prova nè pietà nè rimorso.